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    INTRODUZIONE STORICA
Testo ed immagini tratti da:
"Gradara nella storia, nell'arte e nel turismo."
edito da PAMAGRAPHICOLOR Autore: Delio Bischi


Gradara, racconta attraverso le sue mura i secoli passati, ricchi di antiche gesta e passioni indimenticate. Invariabilmente la sua storia è ricca ed avvincente e vale la pena approfondirla. Certo che una sua trattazione esauriente rimane pressoché impossibile.
Fra gli antichi abitatori di queste zone, solo i romani lasciarono indubbie tracce della loro presenza, e Gradara fu uno dei tanti pagus dell'agro pesarese. Il Pievato di Gradara che con l'avvento del cristianesimo aveva sostituito il pagus, era dedicato a Santa Sofia, ed è sicuramente anteriore al mille.
La prima costruzione, una torre medioevale, il Mastio, risale al 1150 e con essa Piero e Rodolfo De Grillo resero Gradara indipendente dall'amministrazione pesarese.
Il Mastio fu poi acquistato dai Malatesta che lo trasformarono in un Rocca inespugnabile, costruendoci attorno 700 metri di mura con 17 torri merlate e tre ponti levatoi. E' in questo scenario che si svolge la maggior parte della saga malatestiana: del patriarca Giovanni chiamato il Mastin Vecchio da Dante, del Guastastafamiglia cosiddetto per la sua mania di eliminare i suoi consanguinei, di Galeazzo l'inetto e del valente uomo d'armi Sigismondo Pandolfo che scontrandosi con il Papa decretò la fine della potenza militare.

Nel 1464 la loro Signoria cedette a quella degli Sforza che lasciarono segno del loro passaggio con la Pala di Andrea della Robbia, con un magnifico loggiato e uno splendido scalone e con magnifici affreschi che troviamo anche nell'appartamento di Lucrezia Borgia che qui visse tre anni del suo matrimonio (1493) con Giovanni Sforza, prima che il padre, Papa Alessandro VI se la riprendesse per poter stringere altre alleanze.
Per tre anni sugli spalti di Gradara sventolarono i vessilli di Cesare Borglia detto il Valentino fino a quando, alla morte del Papa, tornò Giovanni Sforza con Ginevra Tiepolo, sua terza moglie in dolce attesa dell'erede Costanzo che nacque nella Sala dei Putti, appositamente affrescata per l'evento. Purtroppo Costanzo morì prematuramente e così il padre e nel 1513 entra in scena Francesco Maria della Rovere, nipote di Papa Giulio II.
Nel 1631 la Rocca insieme a tutto il Ducato di Pesaro e Urbino, passa allo Stato Pontificio ed iniziano così gli anni della decadenza prima e dei saccheggi francesi poi, fino al terremoto del 1916.
Nel 1920, L'Ingegner Umberto Zavettoni, innamoratosi di Gradara, destinò tutte le sue risorse ad un magnifico restauro durato tre anni.
Alla sua morte fu la moglie Alberta Porta Natale a godersi la splendida residenza che divenne luogo eleganti feste e concerti di musica classica che richiamavano i nobili di tutta Europa.
Nel 1983, alla morte la Sig.ra Alberta Porta Natale il castello passa allo Stato.